Spitfire sulla Cina

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale l’URSS avviò un programma di intenso riarmo allo scopo di diventare una potenza nucleare e la Repubblica Popolare Cinese divenne una sorta di suo satellite. Logico, quindi, che le potenze occidentali avessero sviluppato una preoccupazione maniacale nei riguardi del riarmo sovietico e cinese e facessero di tutto per esserne informate mediante violazioni dello spazio aereo protetto dalle Cortine di Ferro e di Bambù.
Di questo genere di missioni da parte delle forze aeree degli Stati Uniti è stato scritto molto ma meno si sa di quanto hanno fatto altri paesi, anche se le forze aeree inglesi furono molto attive in questo senso.
In Oriente, all’inizio degli anni ’50, vi erano due Spitfire della RAF, che il No. 81 (Photo Reconnaissance) Squadron di Seletar (Singapore) aveva distaccato ad Hong Kong sulla RAF “station” di Kai Tak; si trattava di due ricognitori tattici Spitfire PR Mk.XIX, con una fotocamera a lunga focale.
Questi due ricognitori erano al comando del Flt. Lt. Edward C. Powles che aveva alle sue dipendenze il FS Padden ed i Sgt. Mutch, Hood e Walker. A partire dal 21 maggio 1951 questi Spitfire fecero più di 100 missioni sulla Cina continentale, volando a quote comprese tra 9.150 e 12.800 m, e sulle isole del Mar Cinese Meridionale. La prima missione fu compiuta da Powles sull’isola di Hainan, ma fu interrotta dall’approssimarsi di due caccia cinesi.
Nei mesi successivi il tenente Powles compì altri nove di questi voli “ferrets” (furtivi, clandestini).
Della sua undicesima missione, quella del 27 agosto 1951, lo stesso protagonista ha, negli anni successivi, pubblicato il resoconto. L’obiettivo era una missione fotografica sul porto di Haikou, sull’estremità di nord-est dell’isola di Hainan. Notoriamente, gli Spitfire non avevano le “gambe lunghe” e Hainan rappresentava il limite massimo del loro raggio d’azione. I rapporti meteorologici provenienti da navi nel Mar Cinese Meridionale indicavano che il cattivo tempo che imperversava sulla zona sarebbe durato fino alla fine del mese e, infatti, quella mattina si era presentata la prima “finestra” favorevole.
La situazione dei venti oltre i 9.000 metri si era normalizzata e si erano formate numerose schiarite, così Powles poté andare in volo. Dopo il decollo fece quota fino a raggiungere 10.675 m e fece prua su Haikou; il suo piano di volo prevedeva l’avvistamento della costa dopo 24 minuti ed il raggiungimento dell’obiettivo dopo 62 minuti.
Quasi immediatamente sperimentò della CAT (Clear Air Turbolence, turbolenza in aria limpida) che dopo circa 30 minuti dal decollo divenne più avvertibile. Dopo altri 20 minuti di volo non aveva ancora in vista la costa di Hainan, nonostante la visibilità fosse piuttosto buona. In quel momento si rese conto che stava volando con un forte vento contrario che non gli permise di avvistare l’isola per altri 17 minuti. Arrivato 55 km a Sud di Haikou variò la prua e scese a 9.150 m, quota alla quale la turbolenza era molto minore.
Dopo aver effettuato le sue “photo-runs” (i passaggi con la fotocamera in funzione) fece rotta per Singapore. Il vento contrario gli aveva fatto consumare molto più carburante del previsto ma non si preoccupò, in quanto sulla rotta di rientro lo avrebbe avuto in coda. Stava già volando da 20 minuti verso Kai Tak quando la turbolenza che lo aveva infastidito fino a quel momento cessò di colpo ma il carburante cominciava veramente a scarseggiare.
Lontano, sulla Cina, si vedevano grossi cumuli minacciosi e Powles aveva meno di 230 litri di benzina nei serbatoi e 370 km da percorrere sebbene un vento in coda di 30 nodi (56 km/h) e l’altissima quota lo avrebbero aiutato non poco. A circa 185 km da Hong Kong chiese all’Approach Control l’autorizzazione ad effettuare un atterraggio diretto, con precedenza, e gli permesso di modificare la sua rotta per abbreviare il percorso.
L’indicatore del carburante segnava Empty (vuoto) ma aveva abbastanza velocità e quota da raggiungere la pista. Abbassò carrello e flap e proprio in quel momento il motore si arrestò definitivamente; la velocità, comunque, era stata e Powles compì un atterraggio perfetto, dopo 3 ore e 15 minuti di volo.
Durante la sua attività Powles compì anche un secondo atterraggio a motore spento per esaurimento del carburante. Alla fine del 1951 aveva totalizzato 63 missioni di questo genere, compresa quella del 6 novembre sulle Isole Paracel. I caccia dell’AFPLA cercarono più volte di intercettare gli Spitfire ma non vi riuscirono mai. Il Detachment cessò l’attività nel 1952 e gli Spitfire PR Mk.XIX furono radiati, dopo un’ultima missione sulla Malesia l’1 aprile 1954.