OPERAZIONE BULLS EYE E LA LEGGENDA DEL B-58 MIMETICO
di Giuseppe Fassari

Anche se il Convair B-58 Hustler è stato un aereo costruito in poco più di un centinaio di esemplari, è fuor di discussione che nell’immaginario aeronautico collettivo occupi un posto di rilievo : una freccia d’argento, capace di volare ad oltre 2.000 Km/h e a più di 12.000 m di altezza, armato con ordigni nucleari ospitati all’interno di un pod aerodinamico trasportato sotto la fusoliera .
Il concetto alla base del B-58 Hustler era in fin dei conti semplice, cioe’ volare il più in alto possibile sopra le difese dell’Unione Sovietica e soprattutto il più velocemente possibile, impiegando le armi atomiche con una precisione superiore agli altri bombardieri strategici.
Tutto questo rimase un pio desiderio, poiche’ a partire dai primi anni ’60 l’Unione Sovietica iniziò a schierare difese aeree molto efficaci, soprattutto alle quote più elevate, consistenti nel
sistema missilistico terra-aria (SAM) SA-2 (in codice NATO “Guideline”). Il missile aveva una gittata di circa una settantina di chilometri, con una quota massima di circa 18/20.000 m, ben all’interno dell’inviluppo di missione in cui ci si aspettava che il B-58 operasse in tempo di guerra.
Il 1 maggio 1960, l’U-2 di Gary Powers fu abbattuto da ben 3 SA-2 durante una missione di ricognizione fotografica sull’Unione Sovietica, un evento che preoccupò non poco l’USAF e in particolare lo Strategic Air Command, per la vulnerabilità che a questo punto i suoi bombardieri avevano rispetto ai SAM sovietici durante le penetrazioni ad alta quota.
Mentre negli USA stava sviluppandosi questa consapevolezza, iniziarono ad arrivare i dati sulle perdite dei velivoli coinvolti nel conflitto del Vietnam e in modo particolare di quelli impegnati nelle difficili missioni sopra i cieli nordvietnamiti.
Apparve subito evidente che la minaccia dei SAM russi non valeva soltanto per i bombardieri strategici, ma anche per l’aviazione tattica. Bisognava quindi considerare la possibilità che i bombardieri potessero volare al di sotto del controllo dei radar associati ai siti SAM, in modo da ridurre notevolmente la distanza d’ingaggio. Diventava fondamentale cambiare tattica in nome della penetrazione a bassa quota.
Mettendo assieme queste esigenze nacque il “Bullseye Project”, programma segretissimo ed altamente riservato, gestito direttamente dal Capo di Stato Maggiore dell’USAF, il Generale Jack Ryan.
Si trattava di trasformare il B-58 in un sistema d’arma più flessibile con l’aggiunta di armi convenzionali trasportate all’esterno e in particolare testare la fattibilità dell’ impiego del B-58 come “Pathfinder” per formazioni di F-4 Phantom ed F-105 Thunderchief, in modo tale da migliorare la precisione di questi su obiettivi selezionati nel Vietnam del Nord. Obiettivo secondario era analizzare anche la capacità di penetrazione dell’Hustler a bassa quota per l’impiego presso il SAC con armi nucleari.
L’idea alla base era quella che un eventuale “bomb run” tutta condotta a bassa quota ed alta velocità, senza la salita finale e con una maggiore sorpresa per l’avversario, avrebbe ridotto le perdite.
Le formazioni, abitualmente composte da quattro aerei tattici (F-4 od F-105) e guidate dal B-5, avrebbero rilasciato i carichi al suo comando. Inoltre vi era la possibilità di creare un supporto reciproco per la protezione elettronica della formazione, in quanto tutti e cinque i velivoli avrebbero utilizzato le loro apparecchiature elettroniche individuali .
Il B-58 appariva ideale per volare con caccia tattici: veloce quanto questi se non di più, maneggevole a sufficienza, più stabile e con un rateo di virata che permetteva addirittura di rimanere entro il raggio dell’F-4 o del Thud. In piu’ aveva i migliori piloti, navigatori ed operatori di sistemi difensivi (DSO) dello Strategic Air Command.
I test, condotti a in più intervalli nell’estate 1967 a Eglin AFB, in Florida, videro coinvolti i B-58 del 305th BW ed F-4 di vari reparti per testare le tattiche di volo in formazione e la precisione nel bombardamento. I B-58 del 43rd BW di Little Rock AFB invece compirono test assieme agli F-105 per valutare la copertura ECM reciproca. Vennero effettuate “ corse “ alla quota di circa 6.000 m, per scendere poi progressivamente al “’tree-top level“, ovvero rasentando il terreno. Tutti gli sganci di armamento dovevano essere effettuati il più vicino possibile alla soglia di Mach 1.
Quanto ai carichi, oltre a sfruttare la metà del pod centrale del B-58 che doveva contenerli, si penso’ di farli trasportare appesi ai quattro punti di attacco alari, normalmente previsti sul bombardiere per le bombe nucleari Mk.43, modificandoli.
Complessivamente furono volate oltre 3.000 sortite e il periodo di test più lungo fu di 27 giorni.
Tuttavia, anche se il progetto Bullseye si era rivelato un successo, con risultati di bombardamento a bassa quota decisamente migliori di quelli ottenuti a quote più elevate, fu cancellato dal Segretario della Difesa Robert McNamara, preoccupato per le ripercussioni che avrebbe potuto avere l’ eventuale abbattimento di un un B-58, e peggio ancora la cattura del suo equipaggio. Una decisione improvvisa nonostante fosse stato preannunciato agli equipaggi il rischieramento alla base del SAC di U-Tapao in Thailandia.
Nasce qui la voce secondo cui la freccia argentea B-58, in almeno un esemplare, sarebbe stata dipinta nello schema mimetico SEA con due toni di verde, uno di marrone e le parti inferiori nere. Voce confermata da diverse fonti, che fanno riferimento all’esemplare 59-2428 ma mai provata da immagini fotografiche. Una leggenda a supporto di un impiego impensabile progettato per la macchina di punta del Comando Strategico americano di quegli anni.

