"Ho abbattuto un nostro B-52!"

Nella foto: il B-52 che fu abbattuto da “fuoco amico”.

“Ho abbattuto un nostro B-52!” Questo pensiero agghiacciante si formò nella mente del 1st Lt. James Van Scyoc quando vide la scia di fumo di un missile Sidewinder che, dopo aver lasciato l’ala sinistra del suo F-100, si infilava nello scarico di una delle coppie di reattori di uno Stratofortress. “Guarda! — gridò alla radio Van Scyoc, sulla frequenza per le comunicazioni con il gregario Capt. Dale Dodd — Uno dei miei missili è partito!”.
Quest’episodio di fuoco amico in tempo di pace avvenne il 7 aprile 1961.
Tutto avvenne nel cielo sopra Albuquerque, nel New Mexico, nel corso di un’esercitazione di routine del tipo che avveniva con frequenza durante il periodo della Guerra Fredda. Allora gli aerei che rappresentavano gli “azzurri” erano dotati di munizionamento reale e fu questa circostanza a rendere possibile l’incidente.
Il “partito rosso” era rappresentato da un Boeing Stratofortress che doveva svolgere il ruolo di “attaccante non identificato”, in pratica impersonando la parte di un Tupolev Tu-95 della Dalnaya Aviatsiya, il comando sovietico dell’aviazione strategica. L’aereo, era un B-52B del 95th Bombardment Wing, con sede sulla Biggs Air Force Base di El Paso (Texas).
Il 7 aprile 1961 incaricati di intercettare il bombardiere erano due caccia F-100A del 150th Fighter Interceptor Group della New Mexico Air National Guard, di base sulla Kirtland AFB di Albuquerque; i caccia erano armati ognuno con 800 colpi da 20 mm e due missili aria-aria Sidewinder. Contro il pericolo di fuoco accidentale vi era una “sicura” costituita da un interruttore e da un circuito elettrico che, in posizione “safe”, inibiva i comandi di sparo.
Il bombardiere, date le esigenze addestrative della missione, aveva un equipaggio più numeroso del normale, costituito da sei ufficiali e due sottufficiali, i Capt. Don Blodgett (comandante e primo pilota), Capt. Ray Obel (secondo pilota), Capt. Steve Carter (navigatore), Capt. Pete Gineris (navigatore), Capt. George Jackson (istruttore di guerra elettronica), 2nd Lt. Glenn Bair, addetto alla guerra elettronica, S. Sgt. Manuel Mieras (capo-meccanico) e lo S. Sgt. Ray Singleton (mitragliere).
A tentare l’intercettazione sotto la guida della stazione radar di West Mesa (New Mexico) doveva essere una sezione di due F-100A, guidata dal 1st Lt. Van Scyoc e con il Capt. Dale Dodd quale gregario. Van Scyoc, che militava nell’Air National Guard da sei anni, era un pilota esperto, che aveva prestato servizio in Corea del Sud, in Germania e in Giappone.
I due Super Sabre, seguendo i vettori forniti dalla guida-caccia, raggiunsero il bersaglio 18 minuti dopo il decollo. Sia Van Scyoc sia Dodd controllarono ancora una volta che l’interruttore generale del fuoco fosse in posizione sicura e poi iniziarono i previsti passaggi che, se il B-52 fosse stato effettivamente un Tupolev, ne avrebbero decretato la distruzione.
Il primo passaggio doveva avvenire dal settore posteriore e prevedeva l’attacco mediante un missile Sidewinder: quando i piloti sentivano in cuffia il cicalino che dava la conferma dell’avvenuto aggancio, il bersaglio si considerava distrutto.
L’arrivo dei Super Sabre era atteso dall’equipaggio del bombardiere e, infatti, Blodgett aveva chiamato il mitragliere, l’unico che si trovava isolato, nella sua postazione di coda: “Mitragliere, parla il comandante…”Comandante, qui è il mitragliere. Avanti…”. “Ray, gli aerei della Guardia svolgeranno alcuni passaggi contro di noi tra breve. Stai allerta…” “Ricevuto, signore”.
Mentre i caccia effettuavano i loro passaggi, Singleton cercava di mantenerli in punteria con le sue quattro mitragliatrici da 12,7 mm, ma non si trattava di un’impresa facile.
Van Scyoc, dopo aver dato un’occhiata agli indicatori del livello del combustibile avvertì il gregario: “Okay Wingman… Ancora un passaggio e poi andremo a casa” “Affermativo Leader, ancora un passaggio, dopo di te”.
Mentre Van Scyoc puntava sul bombardiere, avvertì uno scossone e vide il Sidewinder partire: “Guarda! Uno dei miei missili è partito!”
Blodgett e Obel, ai comandi del B-52, sentirono il messaggio ma in quell’istante un’esplosione, con una fiammata arancione, portò via buona parte dell’ala sinistra. I comandi non rispondevano più e la “Fortezza” colpita cominciò ad avvitarsi per poi scendere quasi verticalmente.
Blodgett si eiettò e anche Singleton abbandonò l’aereo. Nel prendere terra, Blodgett si fratturò il bacino ma, per fortuna, Singleton arrivò a poca distanza e riuscì a raggiungerlo, prestandogli una prima assistenza. Le condizioni meteorologiche erano pessime e i due aviatori dovettero attendere cinque ore prima di essere recuperati. Mentre l’elicottero stava per rientrare fu avvistato a terra un altro paracadute e così fu recuperato anche il Capt. Jackson, ferito gravemente.
Tutta l’operazione di recupero divenne complessa e pericolosa quando la regione fu investita da una terribile tempesta di neve. Quando le condizioni atmosferiche migliorarono, come per miracolo l’equipaggio di un elicottero H-21, a 38 ore dall’incidente, trovò il Sgt. Mieras, con una gamba rotta ma in condizioni abbastanza buone! Al momento dell’incidente si trovava dietro il seggiolino del secondo pilota e, senza capire neppure cosa fosse successo, quando vide che ai comandi non c’era più nessuno, abbandonò l’aereo attraverso il portello d’emergenza superiore destro.
Tutto il dispositivo di soccorso continuò le ricognizioni per localizzare i corpi ancora mancanti e l’equipaggio di un C-47 avvistò quelli che sembravano essere lampi di luce prodotti da uno specchio. Si trattava del Capt. Obel che, sia pure gravemente ferito, era miracolosamente ancora vivo, il terzo giorno dall’incidente.
L’inchiesta dimostrò che non vi erano responsabilità del personale e il lancio accidentale del missile era dovuto ad un cortocircuito spontaneo nei cablaggi all’interno dell’ala dell’F-100. L’USAF, comunque, da quel momento limitò l’uso del munizionamento reale.

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