Il primo MiG-21 del Col. Titus

Nella foto: il ten. col. Titus davanti al suo F-4C.

Durante le prime fasi della Guerra in Vietnam, i piloti americani ebbero l’amara sorpresa di incontrare degli avversari agguerriti e preparati as ottenere le migliori prestazioni dai loro superati MiG-17. Durante il combattimento ravvicinato e su distanze alle quali i missili aria-aria erano inefficaci e si combatteva con i cannoni, le caratteristiche più importanti erano maneggevolezza, robustezza strutturale, tutte doti che al MiG-17 non difettavano.
Le cose migliorarono notevolmente per i piloti “yankee” man mano che si rendevano disponibili caccia dotati di missili aria-aria più efficaci e gli equipaggi ebbero seguito corsi da aggiornamenti specifici. A questo salto di qualità da parte americana, i nordvietnamiti risposero potenziando ulteriormente l’addestramento, che avveniva in Cina ed in Unione Sovietica, e introducendo in servizio il MiG-21, un caccia giudicato tra le migliori realizzazioni dell’industria sovietica.
Tra i primi scontri tra F-4C e MiG-21 vi è stato quello del 20 maggio 1967 che ha visto come protagonisti il Lt. Col. Robert F. Titus ed il suo addetto ai sistemi d’arma Lt. Milan Zimer (che chiameremo, all’uso italiano, “navigatore”) del 389th Tactical Fighters Squadron, parte del 366th Tactical Fighter Wing dell’US Air Force.
Titus, con un F-4C Phantom II, faceva parte della seconda pattuglia che forniva la scorta alla retroguardia di una formazione di caccia-bombardieri Republic F-105. Gli aerei volavano verso un massiccio roccioso, poco più di 30 km a nord di Hanoi. Il volo si stava svolgendo tranquillamente, per quanto quest’avverbio possa adattarsi ad una missione di guerra, quando l’equipaggio sentì negli auricolari del casco qualcuno che da un altro aereo gridava: “MiG!”. Titus chiese : “MiG? Dove? Chi li ha visti?” Infatti, nel combattimento aereo la cosa più importante è parlare poco ma, se lo si deve fare, identificarsi chiaramente in modo che ogni pilota possa sapere quale compagno sta parlando e, di conseguenza, da che parte guardare. Nuovamente la radio trasmise il grido “MiG!” e Robert ripeté: “Dove?” E questa volta ottenne risposta: “Proprio sotto la Buckshot Flight… Stanno andando a sinistra!”.
Pilota e navigatore guardarono a sinistra e videro due dei nuovi MiG-21 che puntavano sugli F-105 per attaccarli. Anche i loro piloti videro gli F-4 e ritennero di trovarsi in buona posizione. Con una reazione istintiva, Titus puntò il suo aeroplano verso gli assalitori e avvisò: “Sono agganciato!”
Per ottenere una pronta risposta dal pesante Phantom, Titus accese i postbruciatori mentre il comandante della missione, Maj. Bob Janca, prese atto avvertendo: “Honeymoon (luna di miele, nel significato di OK, affermativo). So che state attaccando e vi coprirò le spalle”. A questo punto pilota e navigatore cominciarono a lavorare insieme per scegliere uno dei due bersagli e selezionarlo sul radar.
Il MiG che avevano deciso di attaccare non era più visibile ad occhio nudo ma sullo schermo del radar si vedeva la sua traccia che andava verso sinistra, per cui il pilota puntò con decisione in quella direzione e la traccia tornò al centro dello schermo. Tuttavia l’accoppiata tra radar e missili all’epoca aveva un funzionamento meno affidabile rispetto ad oggi e Zimer avvisò il suo pilota che la traccia era sparita ed il suo radar aveva perso l’aggancio. In effetti, il MiG-21 stava manovrando freneticamente ed era in regime supersonico ad una quota di poco meno di 5.000 metri.
Guardando dalla parte giusta, Titus vide nuovamente il MiG-21 e puntò a vista su di esso, avvicinandosi rapidamente; il collimatore gli indicava che il caccia nemico sarebbe stato in breve tempo entro il raggio d’azione dei suoi missili AIM-9B Sidewinder. Il pilota del caccia americano aveva già il dito sul grilletto quando nella radio sentì gridare: “Apri! Three, io sono Four: apri tutto a sinistra!” proprio mentre il navigatore gridava a sua volta: “Spara, spara! Lo abbiamo a tiro!”. Ma Titus messo in allarme da Four, che era Stu Bowen, suo gregario destro nella formazione, preferì seguire il consiglio e virare tutto a sinistra. Naturalmente il Phantom ed il MiG si allontanarono uno dall’altro ed il contatto si interruppe.
Non rimaneva altro che raggiungere la formazione e Titus riprese ad avvicinarsi agli F-105 ma, dopo pochi secondi, apparve un altro MiG. Naturalmente il pilota americano decise di non perdere questa seconda occasione e portò il cursore del radar sulla traccia dell’aereo avversario mentre il navigatore gli confermava l’avvenuto aggancio. Ciò significava che il sensore infrarosso dei Sidewinder stava “guardando” nella direzione giusta.
Nonostante la quota relativamente bassa, attorno ai 3.000 metri, il Phantom accelerò fino a Mach 1,2 e continuando a virare a sinistra per mantenere il bersaglio di fronte a sé, l’equipaggio non perse tempo a lanciare il primo missile. Nonostante il casco ed il tettuccio, all’interno degli abitacoli si sentì il sibilo del razzo ma non successe nulla: il missile non aveva realmente agganciato il bersaglio e si era perso. Il navigatore ebbe l’impressione di aver sbagliato qualcosa e incitò il pilota a sparare subito un secondo colpo. Questa volta tutto andò come previsto e i due aviatori americani videro la scia bianca che si dirigeva verso il MiG-21. Benché la quota fosse relativamente bassa, tra i 1.800 e i 2.500 metri, e il caccia nordvietnamita avesse come sfondo le montagne, il missile lo centrò in pieno, alla radice dell’ala sinistra che si staccò di netto dalla fusoliera mentre l’aereo cominciava a cadere disordinatamente verso il suolo. Il pilota fece in tempo a lanciarsi e Titus e Zimer lo videro scendere appeso alla grande calotta bianco e arancio del paracadute.
Il caso volle che già due giorni dopo, il 22 maggio, incontrassero altri MiG, riuscendo ad abbatterne due.

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