PESANTE PEDAGGIO USA SUL PONTE DI LANG MET

Di John Milner

Fine del 1965, la politica di escalation militare americana nel Vietnam e’ nel pieno del suo svolgimento. Un impulso fortissimo che richiede un impiego dell’ aviazione senza precedenti dalla seconda guerra mondiale. Gli obiettivi sono tanti, specie nel Nord Vietnam, tutti importanti e per questo ben protetti dalla contraerea tradizionale, dai SAM e dalla caccia nord vietnamita, che con i suoi maneggevoli MiG- 17 riesce a contrastare piuttosto bene i pesanti caccia-bombardieri americani come i Phantom e i Thunderchief .
Sono proprio gli F-105 del 562* Gruppo della 23a Tactical Fighter Wing con base a Takhly in Thailandia ad avere assegnato il compito di attaccare il ponte di Lang Met sul fiume Rong, 80 km ad est di Hanoi, punto vitale da cui passano i rifornimenti cinesi.
La mattina del 5 ottobre caccia dell’US Navy compiono un’azione diversiva a nord dell’obiettivo mentre gli F-105 decollano per poi dispiegarsi in una formazione di quattro squadriglie di sei aerei ciascuna, dirigendo verso il punto d’incontro con le cisterne KC-135 che li riforniranno per l’intera missione. Il carico di caduta e’ rappresentato da due bombe da 1.350 kg per ogni aereo, trasportate ai piloni alari, mentre sotto la fusoliera e’ applicato un serbatoio supplementare da 2.460 litri.
La formazione passa ad ovest di Dien Bien Phu per poi dirigersi verso il Fiume Rosso , dove già inizia il fuoco contraereo . A quel punto si abbassa a 1.000 metri di quota per essere meno rilevabile dai radar e poi per dirigere sull’obiettivo. Ogni pilota tiene gli occhi ben fissi sul numero uno della formazione, compiendo le sue stesse manovre e seguendo le sue istruzioni per evitare gli ostacoli che appaiono rapidamente sotto di lui . Inizia l’attacco, ma e’ accaduto che le prime formazioni, per la scarsa visibilità causata dal fumo della contraerea che sta iniziando a scatenarsi, non abbiano individuato il ponte, e devono tornare indietro. Presto arrivano anche i missili, ed e’ l’inferno.
I carichi cominciano ad essere sganciati e qualche F-105 passa attraverso le esplosioni causate dai compagni. L’obiettivo rimane colpito però nessuno dei piloti si rende conto di chi viene colpito. Chi ne e’ uscito, seppur abbondantemente sforacchiato dai proiettili, si precipita in una rotta salvifica verso il mare e apprende dalla radio dei compagni colpiti che hanno dovuto lanciarsi in territorio nemico. Tra il sovrapporsi delle chiamate viene ascoltato anche il disperato appello di un pathfinder EB-66, colpito dai MiG, ma l’autonomia e’ alla fine e nessuno puo’ intervenire.
Solo 8 dei 24 F-105 rientrano alla base, gli altri sono stati abbattuti sull’obiettivo o, colpiti, si sono dispersi in cerca di atterrare in qualche aeroporto sud vietnamita . Un’arteria nord vietnamita e’ stata interrotta con la distruzione dell’obiettivo, ma a un prezzo esorbitante, quello che gli F-105 Thunderchief e i suoi piloti pagheranno sino a fine conflitto.

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